E’ considerato tra i maggiori violinisti del nostro tempo. In prima linea nella vita sociale italiana,  il suo impegno è volto soprattutto alla salvaguardia del patrimonio artistico nazionale ed alla valorizzazione dei giovani talenti. Appuntamento martedi 14 dicembre,  insieme al pianista Alessandro Specchi, al Conservatorio di Lussemburgo.


Come crede dovrebbe essere affrontato lo stato dell’istruzione  musicale in Italia ?

Ci sono stati modi per affrontarlo. Prima di tutto un minimo di educazione musicale nelle scuole che è mancato da trent’anni a questa parte. Una diffusione della musica classica nei media ; ormai la critica musicale  non esiste quasi più nelle pagine degli spettacoli. Nei palinsesti televisivi la musica è sparita completamente o si trasmette alle 2 del mattino. Una volta, quando c’erano 3 o 4 orchestre della Rai, si facevano concerti che anche in prima serata ottenevano il massimo ascolto. Adesso la musica è stata quasi spazzata via.

Molti strumentisti virtuosi spesso finiscono per « bearsi » di se stessi a scapito della fruizione del pubblico.  In che modo Lei è riuscito a far breccia nei pubblici di tutto il mondo ?

La musica è comunicazione, se uno riesce a comunicare, fa breccia e comunica l’arte che è un linguaggio universale che va aldilà delle barriere politiche e ideologiche ;  è un linguaggio che parla direttamente allo spirito della gente. Se uno riesce a comunicare con la gente, automaticamente fa breccia nel pubblico.

Per chiunque  il violino è uno strumento musicale. Per Uto Ughi cos’è ?

E’ uno strumento musicale e un mezzo per comunicare l’espressioe, la musica, l’emozione. Io lo faccio attraverso il violino, un cantante lo fa attraverso la voce, un pianista con il pianoforte, Ognuno ha un suo strumento con cui comunicare.

In un panorama di estremo consumismo musicale, la musica classica riesce a coniugare l’apparente semplicità melodica con la ricerca dell’interpretazione più tecnica. Quanto ancora siamo debitori a questo universo ?

Consumare è già una parola antiartistica ; il consumismo è sempre una cosa negativa. In un panorama ristretto, perchè la musica classica viene trasmessa sempre meno dai palinsesti, il consumismo si adatta solo  alla musica banale, di consumo, leggera, più fatua, più superficiale. Non esistono musica moderna, antica, contemporanea. Esiste grande musica sempre valida in tutte le epoche, civiltà culture.

Secondo Lei puo’ esserci un punto d’incontro tra la sua musica e la chitarra di Jimi Handrix ?

Io trovo che la musica popolare e nella musica meno colta ci siano spunti interessanti a cui hanno attinto grandi compositori in tutte le epoche. Addirittura Mozart diceva di non fermarsi alla musica troppo seria, e andare alla musica più scherzosa, più popolare apparentemente più fatua che pero puo’ avere dei risvolti piacevoli sempre che sia fatto con buon gusto naturalmente.

Come gestisce un grande professionista come Lei il lavoro e la famiglia ?

Ci vuole una donna molto paziente e disposta al sacrificio, nel senso di condividere le gioie e i dolori.

Ha cominciato a suonare da piccolissimo: qual è il ricordo più vivido della sua infanzia di “bambino-musicista”? E qual è il segreto per non soccombere al peso del “bambino prodigio”?

Il segreto era la passione divorante, la passione che non è mai mancata per tutte le forme di espressione. Io adoravo la poesia, la musica, la letteratura, la pittura. Il segreto della passione è il fuoco interno che ci divora quando siamo appassionati di qualcosa. Più che soccombere io direi, chi comincia molto presto a fare musica si porta dietro questo retaggio di passione, precocità. Tutti i solisti che hanno fatto una carriere hanno cominciato molto presto. In Italia c’è questa cosa che siccome c’è poca cultura musicale un bambino che suona sembra una cosa stranissima, mentre, per es. in Giappone, ci sono migliaia di bambini che suonano e non per questo sono tutti bambini prodigio.

Cosa pensa dello stato della musica classica oggi all’estero?

All’estero dipende dai Paesi. Germania ed Austria sono i paesi più colti, più consapevoli e ci sono per differenze grandi. Per es. in Italia abbiamo 18 orchestre in Germania esse sono180 . In Italia abbiamo un decimo delle istituzioni musicali. L’italia è un Paese ricchissomo ma con questi tagli alla cultura che ci sono stati, il paese si è impoverito spaventosamente anche perchè alcuni teatri sono  stati gestiti in maniera clientelare, poco onesta, poco trasparente. Per colpa di pochi teatri sono stati coinvolti anche gli altri e molti hanno dovuto chiudere. Questo è gravissimo.

Nel 2008 Lei ha condotto  su Rai Uno il programma Uto Ughi racconta la musica. Cosa le ha dato quell’esperienza televisiva e c’è ancora spazio per la musica classica in tv ?

Un’idea che ho avuto con Fabrizio Del Noce, ex direttore di Rai Uno appassionato di musica classica, di portare la musica anche nei posti archeologicamente e architetturalmente più interessanti.  Abbiamo registrato, per es., nel tempio greco di Pestuum o in Giappone in un tempio buddista, in Israele nella città vecchia di Gerusalemme.  Le trasmissioni purtroppo sono andate pero’ in onda di notte. Un’esperienza che desidererei continuare. Perchè per me la musica si sposa meravigliosamente bene alle arti figurative, all’architettura alla scultura, alla pittura. Quando c’è il connubio di due arti è sempre una cosa molto interessante.

Ha ricevuto diverse onorificenze e premi (lauree honoris causa e premi vari). Quale è  stato il più ambito e desiderato, quale le ha dato maggiori soddisfazioni e quale avrebbe voluto ricevere?

Ogni premio racchiude ricordi particolari. Non ce n’è uno migliore dell’altro. Per es. in settembre me ne hanno dato uno molto simpatico all’Isola di Procida (vicino Napoli, ndr) il premio letterario “Procida, Isola di Arturo- Elsa Morante”, in cui si diceva che anche la musica si poteva trasformare in poesia (premio assegnato al personaggio che ha meglio trasferito la letteratura in un altro campo di espressione artistica, ndr), con Asor Rosa intellettuale che io apprezzo e stimo moltissimo.

A me piace  conoscere gente nuova che mi puo’ dare stimoli per il mio lavoro anche non necessariamente musicisti. Mi interessa molto il dialogo con la gente.

Red

(hanno collaborato Laura Silvia Battaglia e Ale.Mar.)

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